Nel corso di una vita intera capita di rado di vivere una pandemia, ma ancora meno succede di vedere che le massime istituzioni politiche e finanziarie di tutto il mondo decidano all’unanimità di iniettare qualche migliaio di miliardi di euro e dollari nell’economia reale.
Il covid 19 ha devastato individui, famiglie, imprese e tanto altro ma soprattutto ha messo in risalto le peculiarità, sia in senso positivo che negativo, di ciascun sistema Paese. A questo punto sarebbe fin troppo facile contrapporre l’efficienza della macchina tedesca rispetto a quella italiana o spagnola, ma faremmo soltanto inutile retorica. Invece vale la pena soffermarsi sulle “indicazioni pratiche” emerse dalla gestione dell’emergenza, in particolare per ciò che riguarda il Belpaese.
Abbiamo scoperto che siamo in grado di costruire ospedali grandi ed efficienti nel giro di pochi giorni, che possiamo trovare lavoratori disposti ad arruolarsi per fare turni di lavoro massacranti in condizioni estreme, che possiamo produrre servizi a distanza con un elevato grado di efficienza. Nel contempo, abbiamo dovuto prendere atto di tutti i limiti del modello Italia, come ad esempio la mancanza di strumenti e infrastrutture per gli studenti (tablet, copertura internet) e per sostenere famiglie ed imprese (i soldi tardano ad arrivare nelle tasche di chi ne ha bisogno).
Viene dunque da porsi una domanda: nell’emergenza perché riusciamo a fare cose al limite del possibile mentre altre, apparentemente più facili, non trovano soluzione?
La risposta è tanto semplice quanto desolante: virus scaccia virus, covid batte burocrazia.
Quando si deve affrontare un’emergenza si nomina un commissario straordinario che ha il potere di bypassare tutti i vincoli imposti dalla burocrazia. Allora succede il miracolo e dimostriamo al mondo che l’Italia è capace di competere con chiunque. Il commissario straordinario abbatte le macerie e ricostruisce il ponte di Genova in diciotto mesi, identifica l’edificio adatto e lo riconverte in ospedale in pochi giorni, in una settimana trova le imprese in grado di riconvertire la produzione e le certifica per fare mascherine e respiratori. Chissà perché a nessuno è venuto in mente di nominare un commissario straordinario per la liquidità capace di fare arrivare con un click i soldi nelle tasche di cittadini e aziende.
Questa è l’Italia che vorremmo vivere anche nella normalità. Certo, i cittadini non hanno colpe per le inefficienze dello Stato, ma siamo certi che qualche responsabilità non sia anche a loro carico?
I cristiani nascono avendo già sulle spalle il peccato originale, agli italiani si aggiunge il carico della burocrazia e del debito pubblico. I due carichi aggiuntivi viaggiano a braccetto, come se fossero le due facce di una stessa medaglia. L’uno genera l’altro mentre il secondo impedisce di rimuovere il primo. Ed è qui, proprio adesso e nell’emergenza, che si presenta l’occasione da non perdere. Il treno che passa una sola volta, quello da prendere al volo. L’emergenza ferma il tempo, sospende la quotidianità. Permette di ignorare i vincoli della burocrazia e pure quelli del debito pubblico. Rimuove l’ostruzione che impedisce al denaro di scorrere rapidamente verso le imprese. Le casse dello Stato sono aperte per sostenere le famiglie e le imprese, la burocrazia è sospesa e con essa lo sono la libertà e la democrazia.
Adesso ciascuno faccia la propria parte: il governo utilizzi il denaro per gli investimenti strutturali, per la digitalizzazione, per l’eliminazione permanente dei colli di bottiglia e dei commissari straordinari. I politici di qualsiasi colore indossino i panni dei lavoratori capaci di fare turni di lavoro massacranti in condizioni estreme e partoriscano rapidamente leggi efficaci prive di burocrazia. Gli imprenditori smettano di lagnarsi e decidano davvero di lasciarsi alle spalle un’epoca che deve morire definitivamente. L’epoca del lavoro nero, dei lavoratori sfruttati, sottopagati e ricattati, della scarsità di sicurezza, dell’evasione fiscale. Imparino ad usare ciò che già esiste, come ad esempio il sistema pubblico d’identità digitale SPID, ed utilizzino il denaro “facile e a buon mercato” per rappresentare degnamente quel grande modello chiamato Belpaese.
Noi ci siamo!
Lello Piperno
5 maggio 2020