L’Italia s’è desta

Tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stanno per essere investiti nei prossimi cinque anni 223,91 miliardi di euro nel sistema.

Dimentichiamoci il vecchio modo di fare politica economica con logiche lobbistiche e politiche di breve respiro a macchia di leopardo, da quanto emerge si delinea una profonda riforma strutturale, culturale e sociale dell’intero sistema paese.

Nelle intenzioni si palesa la chiara intenzione di mettere mano su tutti i fronti che sin ora hanno impedito al paese di progredire in tutti i sensi e di collocare degnamente l’Italia, come si meriterebbe per ingegno e capacità, tra i primi grandi paesi ed economie moderne.

Uno dei perni principali su cui si fonda buona parte del successo è l’investire in infrastrutture e piattaforme che supportino il digitale, banda larga, satellitare o 5G che sia.

Ciò è propedeutico a tutte o quasi le successive riforme: giustizia, cultura, sociale, monitoraggio e ristrutturazione delle infrastrutture, inclusione, riforma fiscale, lotta all’evasione, pubblica amministrazione, pubblici appalti e concorrenza.

Non si vedeva dal dopoguerra un piano così ambizioso e importante, il New Deal, con cui F. D. Roosevelt proiettò gli USA fuori dalla grande crisi del ’29, oggi si chiama Recovery Fund e si traduce in Italia nel PNRR.

Se una nuova stagione sta per iniziare è lecito pensare che entro non molto l’economia inizierà a offrire grosse opportunità di crescita e di ampliamento del proprio business per tutti i settori: manifatturiero, dei servizi, turistico, sociale e agricolo.

Pericoloso sarebbe credere che tale manna sarà indiscriminatamente per tutti, questa illusione purtroppo porterà all’uscita dal mercato molte aziende stantie e traballanti.

L’ammodernamento di tutte le infrastrutture, la digitalizzazione, la maggior trasparenza e velocità delle informazioni unite allo spingere verso una leale e chiara concorrenza richiedono che le aziende, soprattutto le PMI, cambino radicalmente pelle e approccio svecchiandosi da obsolete e dannose prassi indossando i panni di moderne aziende strutturate, flessibili e con governance impeccabili.

È una sfida nella sfida, occorre una nuova mentalità e capacità che vanno ben oltre l’esperienza e l’istinto.

Si richiede competenza, strumenti e visione del mercato professionali e inserite in un contesto strutturato.

Tanta roba per delle PMI, con la concorrenza che si farà sempre più globale e agguerrita caricarsi di ulteriori costi fissi è impensabile, cosa fare per rimediare a questo paradosso?

Per avere risposta basta fare le domande giuste nelle sedi giuste.

Noi ci siamo.

Marco Simontacchi