Default: guida per imprese
È stata redatta dalle principali Associazioni di rappresentanza delle imprese e dall’ABI una guida che spiega in modo semplice alle imprese le regole UE sul default, al fine di favorire il loro rapporto con le banche e gli altri intermediari finanziari evitando di incorrere per importi risibili in uno stato di default.
E’ fondamentale prendere coscienza delle nuove regole, basta sottovalutare una situazione seppur di modesta entità per trovarsi in guai seri con un effetto contagio su tutti i rapporti.
Default: di cosa si tratta
Per default si intende lo stato di inadempienza di un obbligo verso un istituto di credito. Lo stato di default si verifica quando ricorre almeno una delle seguenti condizioni:
- la banca giudica improbabile il recupero del credito senza l’escussione delle garanzie;
- il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni su un’esposizione rilevante.
Azioni delle banche
In caso di default dell’azienda, le banche avviano azioni a tutela dei propri crediti, secondo le disposizioni di vigilanza europee. La conoscenza delle nuove regole da parte delle imprese e rispettare con puntualità le scadenze di pagamento previste contrattualmente è fondamentale al fine di evitare di essere classificate in default anche per rate non pagate di piccolo importo.
Le vecchie regole per default
Le regole applicate fino ad oggi prevedevano che la banca classificasse in default l’impresa che, per oltre 90 giorni consecutivi, risultasse in arretrato di pagamento sulle scadenze previste nel finanziamento bancario su un importo che superasse la soglia di rilevanza sia con riferimento alla componente assoluta che quella relativa.
Nuove regole UE per il default
Le nuove regole europee in materia di definizione di default (Regolamento delegato UE n. 171 del 19 ottobre 2017) quantificano il concetto di “rilevanza”, fissando la soglia oltre la quale l’impresa debba essere obbligatoriamente classificata in default.
Definizione di rilevanza
Secondo le nuove regole, la banca sarà tenuta a determinare l’inadempienza dell’impresa qualora la stessa risulti in ritardo nel pagamento di oltre 90 giorni su importi di ammontare superiore a 500 euro complessivi che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca.
Persone fisiche e PMI
Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, esposte nei confronti di una banca per finanziamenti inferiori a 1 milione di euro, l’importo dei 500 euro è ridotto a 100 euro.
Superamento soglia di rilevanza di gruppo
Il superamento della soglia di rilevanza va valutato a livello di gruppo bancario, tenendo quindi in considerazione tutte le esposizioni dell’impresa nei confronti di banche e intermediari finanziari dello stesso gruppo.
Impresa classificata in default
L’eventuale classificazione dell’impresa in stato di default, anche se relativa ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le sue esposizioni nei confronti della banca, con possibili ripercussioni negative su altre imprese ad essa economicamente collegate, esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario innescando un effetto contagio.
PMI classificata in default
In deroga alla regola generale, per le PMI con un’esposizione complessiva inferiore a 1 milione di euro nei confronti della banca, il default su una singola esposizione non necessariamente determina l’automatico default su tutte le altre esposizioni dell’impresa verso il medesimo intermediario finanziario. Spetta alla banca la decisione di applicare la definizione di default a livello di singola linea di credito. Lo stesso vale per le obbligazioni congiunte.
Margini attivi esclusi
L’Autorità Bancaria Europea ha espressamente escluso la possibilità di compensazione degli importi scaduti con margini attivi dell’impresa disponibili su altre linee di credito non utilizzate dallo stesso debitore, per evitare di essere classificato come inadempiente, diversamente da quanto avveniva in passato.
Uscita dal default: tempi
Secondo la nuova regolamentazione, per uscire dal default, devono trascorrere almeno tre mesi dal momento in cui non sussistono più le condizioni per classificare l’impresa in default. Periodo durante il quale la banca valuta il comportamento e la situazione finanziaria dell’impresa per poi, eventualmente, riclassificare l’impresa in uno stato di non default qualora ritenga che il miglioramento della qualità creditizia di quest’ultima sia effettivo e permanente.
Banche e intermediari
Le nuove regole in materia di default devono essere applicate non solo dalle banche, ma anche da tutti gli intermediari finanziari non bancari, che esercitano il servizio di concessione di finanziamento sotto qualsiasi forma.
Fonte: PMI.it
Marco Simontacchi
1 marzo 2020